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Rumori molesti: come si può agire?

I rumori molesti rappresentano uno dei problemi più frequenti per chi vive in condominio e deve fare i conti quotidianamente con vicini rumorosi. Vediamo quindi come è possibile agire per fare rispettare il proprio diritto a vivere in tranquillità.

Secondo la legge italiana è possibile agire soltanto se il rumore supera la cosiddetta soglia di tollerabilità, ovvero se vengono superati i 3,5 decibel. In una situazione del genere, l’interessato può chiedere un risarcimento danni, dimostrando di avere subito un disagio psico fisico.

Vivere in condominio non è sempre facile. Gli spazi vitali sono più ristretti e inevitabilmente si deve fare i conti con i vicini di casa, che non sempre rispettano le regole imposte dal codice civile, dal regolamento di condominio o semplicemente del buon vivere comune.

Fatto sta che la televisione con un volume elevato a tarda notte, oppure la musica durante gli orari adibiti al riposo possono causare dei problemi. Ad esempio un soggetto che non riesce a dormire la notte potrebbe avere delle ripercussioni negative al lavoro, o compromettere i rapporti familiari a causa del nervosismo.

Vediamo, quindi, come è possibile agire per arginare il problema.

Cosa sono i rumori molesti?

Ognuno di noi ha una sensibilità diversa, quindi può essere più o meno tollerante nei confronti dei rumori provenienti dai vicini di casa. La giurisprudenza, comunque, definisce “rumori molesti” tutti quelli che avvengono durante le ore adibite al riposo e alla quiete, che superano i 3,5 decibel.

Tale parametro, però, non è sempre valido, dato che è indispensabile considerare il contesto.. Ovviamente un rumore risulta essere più fastidio in campagna rispetto che in città, dato che in questo ultimo caso esistono molti rumori di sottofondo, ad esempio il traffico, e l’impatto risulta essere meno invasivo.

Possiamo dire che, generalmente considerare tale parametro è utile come punto di partenza per valutare una situazione, ma non si tratta dell’unico aspetto da considerare.

Il riferimento normativo è rappresentato dall’art. 844 del codice civile, che afferma quanto segue:

Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.​Nell'applicare questa norma l'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso.

La prima cosa che possiamo notare è che nell’articolo vengono citati una serie di attività definite come “immissioni” sia sonore che di altro tipo. Lo scopo è quello di regolarizzare una serie di situazioni fastidiosi che possono verificarsi tra vicini di casa.

Sebbene non esista un elenco esaustivo di tutte le situazioni tipo, possiamo elencare i casi più frequenti di rumori molesti:

  • rumore di tacchi
  • cani che abbaiano
  • tv o musica ad alto volume
  • feste fino a tarda notte
  • lavatrice in funzione

Rumori molesti e rispetto degli orari

Per capire se si tratta di rumori molesti, oltre a valutare la cosiddetta soglia di tollerabilità, definita entro i 3,5 decibel, ma anche da contesto di riferimento come abbiamo descritto nel paragrafo precedente, è importante considerare durante quali orari avviene.

Ovviamente certi rumori risultano essere più fastidiosi durante le ore predisposte al riposo. 

Proprio per questo motivo in ogni condominio vengono espressamente indicati gli orari da rispettare. In genere è possibile fare rumore:

  • dalle 8 fino alle 13
  • dalle 16 fino alle 21

Negli altri momenti della giornata, invece, è necessario rispettare gli altri condomini, evitando di fare confusione.

Quasi sempre è presente un regolamento interno in grado di regolarizzare tali condizioni, in caso contrario di deve fare riferimento all’art. 844 del codice civile, che abbiamo analizzato prima.

Come agire in caso di rumori molesti?

Fino ad ora abbiamo descritto cosa dicono le norme in merito alla possibilità di fare rumore in un condominio.
Ma come può difendersi una persona che costantemente viene disturbata e non riesce a godere del meritato riposo?

Se i vicini sono particolarmente fastidiosi e non rispettano le regole, è bene agire per evitare che la situazione possa reiterarsi causando dei danni. Infatti, non dormire bene può determinare problemi al lavoro o alla vita personale. 

Se il tentativo di comunicare in modo pacifico non ottiene gli effetti desiderati, è consigliabile agire in modo più formale, inviando una lettera di diffida, intimando al responsabile di interrompere il suo comportamento per evitare un procedimento giudiziario.

Ad ogni modo prima di iniziare l’iter giudiziario bisogna valutare se si possiedono le prove necessarie per dimostrare quanto sta accadendo. 

In particolare è necessario ricorrere a una perizia fonometrica, realizzata da tecnici specializzati, per dimostrare che i vicini stanno superando la soglia di tollerabilità.

Come anticipato, comunque, dovrà essere valutato anche il contesto nel quali vengono emessi i rumori molesti. Il giudice, infatti, terrà in considerazione anche:

  • la collocazione dell’appartamento
  • l’orario
  • la persistenza del rumore

A tal proposito i vicini potrebbero commettere illeciti di diversi tipo:

  • penale: se disturbano più persone, in tal caso si tratta di un reato di disturbo alla quiete pubblica
  • civile: se è coinvolta solo una persona, il responsabile deve pagare una multa fino a 512 euro e interrompere il comportamento, oltre ad un eventuale risarcimento danni alla vittima

Non riuscire a dormire bene, a causa del rumore può causare diversi disturbi a un individuo, che potrebbe compromettere la salute ma anche la carriera lavorativa e le relazioni personali.

L’art. 2043 del codice civile afferma infatti che:

Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno

In tal caso, comunque, bisogna dimostrare il danno subito, fornendo un certificato medico in grado di dimostrare le condizioni di salute.

Rumori molesti e disturbo della quiete pubblica

Come anticipato, se sono coinvolte più persone non si tratta più di un illecito civile ma di un reato di disturbo della quiete pubblica.

Ci dobbiamo ricordare il diritto alla salute è tutelato dall’art. 32 della Costituzione, quindi è compito dello Stato assicurare ai cittadini la possibilità di vivere in ottimali condizioni psico-fisiche. Per questo motivo qualsiasi comportamento in grado di minare tale condizione viene considerato un reato, quindi direttamente perseguibile dallo stato.

L’inquinamento acustico al di sopra delle soglie di tollerabilità non viene ammesso, in quanto lede uno dei diritti fondamentali dell’individuo.

Per verificare se ci sono davvero rumori molesti è necessario fare intervenire l’ARPA, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, per effettuare dei rilievi tecnici.

Il riferimento normativo in questo caso è l’art. 659 del codice penale:

Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a trecentonove euro.
Si applica l'ammenda da centotre euro a cinquecentosedici euro a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell'Autorità

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