La separazione consensuale permette ai coniugi di potersi separare in minor tempo, grazie a procedure più snelle e veloci, se riescono a trovare un accordo in merito ai diversi aspetti legati alla fine del matrimonio.
Non sempre la vita matrimoniale si conclude con litigi e ripicche varie. In certe situazioni, infatti, marito e moglie scelgono di accettare la fine del loro rapporto amoroso, senza farsi la guerra e del male reciproco.
Se i coniugi restano in buoni rapporti, non solo riescono ad affrontare meglio la rottura da un punto di vista emotivo, ma possono usufruire di altri vantaggi di natura legale.
Il legislatore ha introdotto recentemente nuove procedure per la separazione consensuale, per permettere alle coppie che riescono a trovare un accordo, di risparmiare tempo e denaro, e di proseguire più in fretta con una nuova vita.
Vediamo, quindi, di seguito di analizzare le varie alternative a disposizione dei coniugi.
L’istituto giuridico della separazione consensuale è stato introdotto per permettere alle coppie sposate, che di comune accordo scelgono di rompere il loro matrimonio, di pagare dei costi più bassi e di procedere più velocemente.
Ovviamente se marito e moglie non si fanno la guerra, ma stabiliscono insieme gli aspetti più importanti collegati alla fine della vita matrimoniale, non è necessaria una lunga e costosa causa civile, ovvero una separazione giudiziale.
L’art. 711 del codice di procedura civile a tal proposito afferma:
Nel caso di separazione consensuale previsto nell'articolo 158 del c.c., il presidente, su ricorso di entrambi i coniugi, deve sentirli nel giorno da lui stabilito e procurare di conciliarli nel modo indicato nell'articolo 708.
Se il ricorso è presentato da uno solo dei coniugi, si applica l'articolo 706 ultimo comma.
Se la conciliazione non riesce, si dà atto nel processo verbale del consenso dei coniugi alla separazione e delle condizioni riguardanti i coniugi stessi e la prole.
La separazione consensuale acquista efficacia con l'omologazione del tribunale, il quale provvede in camera di consiglio su relazione del presidente.
Le condizioni della separazione consensuale sono modificabili a norma dell'articolo precedente
Come possiamo notare, l’articolo descrive una delle procedure per potersi separare di comune accordo, ovvero il ricorso presso il Tribunale, come avremo modo di analizzare nel dettaglio a breve, assieme ad altre procedure introdotte di recente.
Fino ad ora abbiamo detto che i coniugi che riescono a mantenere un buon rapporto e a trovare delle soluzioni in merito alle questioni più importanti possono avere diversi vantaggi, ma su cosa verte esattamente l’accordo?
Quando un matrimonio finisce è necessario stabilire le seguenti questioni:
Vediamole nel dettaglio
La fine di un matrimonio non può gravare sui figli, ovvero quest’ultimi non devono subire conseguenze negativa a causa dei problemi di coppia dei genitori.
La giurisprudenza italiana ha come obiettivo primario la tutela dei minori, cercando di salvaguardare il principio della bigenitorialità, anche quando inevitabilmente il padre e la madre prendono strade diverse.
Detto ciò, risulta evidente che, se marito e moglie sono in buoni rapporti, non si verificano guerre e in genere di tratta di affidamento congiunto, ma in ogni caso il tribunale ha il compito di verificare che con l’accordo non vengano lesi i diritti dei figli.
Quindi, marito e moglie sono liberi di raggiungere un accordo, ma in modo ragionevole, e in ogni caso dovrà essere in seguito validato, o meglio omologato.
Ad ogni modo entrambi hanno il dovere di mantenere i figli minori, e anche maggiorenni, se non sono economicamente autosufficienti.
L’assegnazione della casa familiare, solitamente è strettamente collegata all’affidamento dei figli. Infatti, per evitare di provocare troppi “traumi” e cambiamenti alla prole, il genitore affidatario può continuare a vivere con questi ultimi nella casa coniugale.
Tuttavia, i coniugi possono anche trovare altri accordi in merito, soprattutto se non ci sono figli.
Anche con una separazione consensuale può essere stabilita l’erogazione di un assegno di mantenimento per il coniuge più debole da un punto di vista economico.
Le parti sono libere di prendere le loro decisioni, ma è bene conoscere ciò che prevede la legge a riguardo. In particolare è importante capire perché in genere si deve mantenere l’ex partner anche se la vita matrimoniale è ormai finita.
Innanzitutto va sottolineato che soltanto con il divorzio viene meno l’obbligo di assistenza materiale e morale che caratterizza il matrimonio, anche se pure in questo caso è previsto una forma di aiuto economico detto assegno divorzile, per il quale sono previste regole diverse.
In genere l’assegno di mantenimento dovrebbe permettere al soggetto più debole di avere lo stesso tenore di vita esistente durante la vita matrimoniale.
Ad ogni modo, il tribunale non effettua delle verifiche in merito, lasciando totale libertà alle parti che hanno scelto di procedere in modo consensuale.
Come anticipato nelle righe precedenti una delle procedure per separarsi consensualmente è il ricorso presso la Cancelleria del Tribunale, competente nel luogo di residenza o domicilio di almeno uno dei coniugi.
Nel ricorso devono essere indicati in modo dettagliato tutti i termini dell’accordo. L’ufficio competente, poi, produrrà un fascicolo contenente tutta la documentazione necessaria, allegando ad esempio anche le ultime dichiarazioni dei redditi dei soggetti e la copia dell’atto di matrimonio.
Dopo 5 giorni viene fissata la data dell’udienza, durante la quale ci sarà un tentativo di conciliazione, per capire se la coppia può fare un passo indietro ed evitare di ufficializzare la rottura.
In seguito:
Con il decreto legge n.162/2014 è stata introdotta una nuova procedura, cioè la negoziazione assistita.
La modalità di svolgimento è molto più semplice e veloce di quella che abbiamo descritto sopra, e si svolge al di fuori delle aule del tribunale.
In genere, per arrivare ad una soluzione, possono trascorrere pochi giorni o al massimo 4 mesi.
In pratica i coniugi, affiancati da un avvocato divorzista comune o anche da diversi professionisti, cercando di giungere ad un accordo.
Il documento deve essere firmato da entrambi e in seguito viene preso in esame dal Pubblico Ministero per verificare che sia tutto corretto.
In modo particolare è necessario il nulla osta del PM se vengono prese decisioni in merito all’affidamento e al mantenimento dei figli minorenni o non autosufficienti.
Le coppie che non hanno figli e non hanno l’esigenza di stabilire altre questioni, ad esempio economiche e patrimoniali possono separarsi anche senza incaricare un avvocato divorzista.
Va detto subito che, sebbene possa sembrare un’opportunità allettante, tale alternative nasconde delle insidie. Chi non conosce a pieno la materia, infatti, potrebbe commettere degli errori agendo autonomamente, e si potrebbero ignorare diversi aspetti che in realtà sono importanti.
Porre fine ad un matrimonio è una fase molto delicata della vita e non deve essere presa con leggerezza pensando soltanto al risparmio economico che si può avere.
Ad ogni modo, senza dubbio si tratta di una novità rilevante per il nostro Paese. Per procedere in tal senso è sufficiente recarsi presso il Comune di riferimento, di fronte all’ufficiale di stato civile.
Se gli interessati raggiungono un accordo in modo pacifico, senza dubbio è possono avere un notevole risparmio sia di tempo che di denaro, rispetto all’alternativa giudiziale, ma esattamente quali sono le tempistiche e i costi?
In genere il procedimento di separazione può concludersi in poche settimane o al massimo in qualche mese, a seconda della modalità scelta e dagli elementi da inserire nell’accordo.
L’aspetto interessante, comunque, riguarda anche la riduzione delle tempistiche per poter divorziare. Infatti, con l’introduzione del divorzio breve, chi si separa in modo consensuale, deve attendere soltanto 6 mesi, invece di 12.
In merito ai costi, va sottolineato che normalmente la parcella dell’avvocato divorzista può variare da 400 euro a 3mila euro a coniuge, ma se si tratta di negoziazione assistita gli importi potrebbero essere inferiori.
Senza un legale le cose cambiano, dato che in Comune è sufficiente pagare il contributo unificato di 43 euro ed eventuali spese legate alla produzione di documenti.
Per concludere è utile elencare quali sono i documenti necessari per potersi separare, ovvero:
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