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Calcolo assegno di mantenimento

Il calcolo dell’assegno di mantenimento in caso di separazione e divorzio non può essere determinato a priori, ma è possibile analizzare quali sono gli elementi fondamentali utilizzati per valutare l’ammontare della cifra da versare per l’ex moglie o per i figli.

Quando un matrimonio finisce, ci sono svariati litigi, tra i quali anche quello legato alla questione economica. In alcuni casi la situazione si risolve da sola, in quanto marito e moglie riescono a trovare degli accordi in merito alla fine della loro vita da sposati, in altri casi però, i coniugi possono farsi causa in Tribunale, per difendere i propri diritti.

Cercando di capire come viene effettuato il calcolo per l’assegno di mantenimento, dobbiamo fare una distinzione tra:

  • separazione: è una specie di fase di passaggio, durante la quale i coniugi possono ragionare sul loro rapporto, prima di arrivare a una decisione definitiva, è in ogni caso il primo passo da compiere per porre fine a un matrimonio
  • divorzio: può essere effettuato solo dopo la separazione, e corrisponde alla rottura definitiva del contratto di matrimonio.

Come vedremo, le due fasi sopra citate, prevedono diversi tipi di diritti e doveri. In particolare il soggetto più debole della coppia, può essere mantenuto con lo stesso tenore della vita matrimoniale da separato, ma con il divorzio le regole cambiano e viene concesso solo un’autosufficienza economica.

Inoltre, il mantenimento può riguardare anche eventuali figli, minorenni o maggiorenni, per i quali entrambi i genitori devono dare il loro contributo, in modo proporzionale alle possibilità.

Assegno di mantenimento o di divorzio? 

La questione dei diritti e doveri dei coniugi separati e divorziati non è sempre ben chiara, anzi, esiste molta confusione in merito.

Quindi, prima di procedere ad analizzare le modalità per il calcolo dell’assegno di mantenimento, bisogna capire di cosa stiamo parlando. 

Abbiamo accennato che, se l’amore e il rispetto reciproco tra marito e moglie viene meno e il desiderio è di porre fine alla vita da sposati, bisogna seguire dei passaggi precisi. La giurisprudenza, infatti, impone delle regole per rompere quello che è considerato a tutti gli effetti un contratto sottoscritto dalle parti. Il primo step da seguire è la separazione, e solo in un secondo momento sarà possibile ottenere il divorzio, cioè la rottura definitiva.

Le due fasi sono considerate a partire da presupposti diversi, e quindi, anche i diritti e i doveri non sono gli stessi. In particolare,da un punto di vista economico, il coniuge più debole può essere aiutato dall’ex partner, nei seguenti modi:

  • assegno di mantenimento: durante la separazione, il legame non è ancora stato annullato in modo definitivo e la legge prevede che il soggetto più forte economicamente debba garantire lo stesso tenore di vita del matrimonio a quello più debole
  • assegno divorzile: dopo il divorzio, deve essere garantita soltanto l’autosufficienza, cioè la possibilità di avere una indipendenza economica, riuscendo a fare fronte alle spese necessarie.

Quanto spetta all’ex moglie?

Chi desidera effettuare il calcolo dell’assegno di mantenimento da dare all’ex moglie, quasi sempre considerata il coniuge debole, deve quindi considerare diversi aspetti.

Rispetto agli anni passati, oggi, ci sono regole più severe, per impedire che una donna possa sposarsi solo per “sistemarsi” davvero per il resto della vita, scegliendo un compagno benestante, in grado di offrire una vita agiata. In passato, infatti, alla ex moglie doveva essere garantito lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, anche dopo il divorzio.

Se un aiuto di questo tipo può essere considerato sensato, durante la separazione, mentre i due soggetti sono in effetti ancora legati da vincoli, non si può dire la stessa cosa dopo la chiusura definitiva che viene fatta con il divorzio.

Lo Stato italiano ha deciso, quindi, di arginare questo fenomeno ponendo dei limiti. Attualmente il marito deve versare alla ex moglie il minimo indispensabile per consentirle di avere una indipendenza economica.

Per valutare se è necessario “mantenere” il coniuge più debole, bisogna considerare:

  • i redditi di entrambi: il marito deve avere, in ogni caso, la possibilità reale di potere versare un assegno all’ex moglie.
  • durata del matrimonio: un legame durato più anni viene percepito dalla giurisprudenza come più “vero”, rispetto a uno molto breve, fatto magari per interesse.
  • capacità lavorativa del coniuge debole: l’ex moglie deve provare in modo oggettivo che non ha la capacità o possibilità di lavorare, viene considerata anche l’età.
  • disponibilità di una casa: cioè di un immobile di proprietà o un posto in cui vivere.
  • contributo dato durante il matrimonio: una casalinga ad esempio, non ha avuto le occasioni per portare avanti una carriera lavorativa, in quanto ha dedicato il suo tempo alla gestione familiare, consentendo al marito di occuparsi esclusivamente del lavoro.

Quanto bisogna versare per i figli?

Se lo scopo è quello di effettuare il calcolo dell’assegno di mantenimento, non bisogna considerare solamente ciò che la legge stabilisce in merito all’ex coniuge. Infatti, i figli hanno il diritto a mantenere una vita equilibrata e un rapporto con entrambi i genitori, indipendentemente dall’affidamento stabilito dal giudice. 

Perciò gli ex coniugi devono contribuire alla cura, all’educazione, all’istruzione e anche al mantenimento dei figli, in modo proporzionale al proprio reddito.

In questo caso l’importo viene deciso da un Tribunale, o concordato tra i genitori se riescono a trovare un accordo, tenendo in considerazione:

  • le esigenze del figlio
  • il tenore di vita del figlio durante il matrimonio
  • il tempo di permanenza presso ciascun genitore
  • il valore effettivo dei compiti assunti da entrambi per la cura del figlio
  • il reddito effettivo di ciascun genitore
  • presenza di un assegno divorzile o di mantenimento per l’ex moglie
  • eventuale beneficio della casa coniugale per il genitore affidatario

E’ quindi molto complesso riuscire a effettuare a priori il calcolo dell’assegno di mantenimento, essendo molte le variabili in gioco.

Va sottolineato, comunque, che l’impegno verso i figli non si esaurisce con l’assegno di mantenimento, infatti, le spese straordinarie devono essere sostenute al 50% dai coniugi, o con un proporzione diversa in caso di forte disparità economica tra i genitori.

Si tratta di:

  • spese mediche non coperte dal SSN
  • spese scolastiche, ad esempio libri e tasse
  • spese extra-scolastiche quali attività sportive o ludiche

La Corte di Cassazione, inoltre, ha precisato che l’obbligo al mantenimento non finisce con il raggiungimento della maggiore età, ma deve durare fino a quando il figlio ottiene una indipendenza economica

Addebito del divorzio 

Il versamento di una cifra all’ex moglie e ai figli non deve essere considerata una sanzione, addossata per colpa, cioè per avere determinato la rottura del matrimonio, ma come una modalità per fare fronte a un forte disequilibrio.

Quindi l’obbligo di versare l’assegno, può scattare anche se non viene addebitato il divorzio a causa della violazione dei vincoli matrimoniali, cioè: assistenza, convivenza e fedeltà.

La responsabilità scatta ad esempio se il marito picchia la compagna o se la moglie tradisce il partner. In questo caso il coniuge debole perderà il diritto al mantenimento.

ASSEGNO DIVORZILE MANTENIMENTO SEPARAZIONE E DIVORZI
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