Lo stato di insolvenza si verifica quando un imprenditore non riesce più a pagare regolarmente, cioè con mezzi normali, i propri debiti. La conseguenza può essere il fallimento aziendale.
Per qualsiasi attività non riuscire a far fronte ai propri impegni e obbligazioni rappresenta un grosso problema, che può determinare la chiusura dell’impresa stessa.
Se da un lato è normale avere dei debiti, dall’altro quando sono troppi ed esiste il rischio effettivo di non riuscire a soddisfare i creditori devono essere messi in atto alcuni provvedimenti.
Il punto cruciale, quindi, è verificare se i debiti sono lievi oppure gravi, e capire se l’azienda può far fronte ai pagamenti in modo normale, quindi attraverso i guadagni ed eventualmente prestiti da parte degli istituti di credito.
Vediamo, quindi, in seguito di descrivere cosa significa per un imprenditore essere insolvente e quali potrebbero essere le conseguenze.
Lo stato di insolvenza, quando è grave può essere un presupposto per il fallimento aziendale. Quindi, si tratta di una situazione molto difficile e complessa da gestire per l’imprenditore.
Si tratta di una circostanza che si verifica quando non è possibile pagare regolarmente e con mezzi normali i vari debiti, in quanto non l’azienda non riesce a procurarsi il denaro utile per coprire le obbligazioni.
Ma cosa si intende per mezzi normali di pagamento?
Il legislatore considera normale poter saldare un debito attraverso mezzi quali assegni, denaro o altri strumenti riconosciuti come mezzi di pagamento.
Va sottolineato comunque, che, nella vita di un’azienda è normale che si possano presentare momenti difficili, piccole crisi di lieve entità, risolvibili con impegno e sacrificio. In questo caso l’imprenditore può accedere a particolari strumenti come il concordato preventivo, il piano di risanamento e l’accordo di ristrutturazione per risolvere la questione, evitando il fallimento.
Il vero problema nasce quando non è possibile pagare i debiti in nessun modo. In tal caso la legge prevede specifiche procedure per liquidare il patrimonio dell’imprenditore, con lo scopo di dividerlo tra i vari creditori.
A tal proposito l’art. 5 della Legge Fallimentare sottolinea che:
L'imprenditore che si trova in stato d'insolvenza è dichiarato fallito.
Lo stato d'insolvenza si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni
Come possiamo notare il legislatore ha inserito l’avverbio “regolarmente” per sottolineare che lo stato di insolvenza non deve essere momentaneo, ovvero una crisi passeggera, per potere dichiarare il fallimento di un’azienda. Quindi non si tratta di valutare l’incapacità di soddisfare un’obbligazione alla scadenza, ma di considerare una situazione ormai cronica, ovvero la generale incapacità a saldare i debiti, con il normale esercizio d’impresa.
E’ necessario distinguere perciò:
Nel primo caso, infatti, i problemi potrebbero essere risolti, in un ragionevole lasso di tempo, recuperando le cifre ed estinguendo le passività.
Nel secondo caso, invece, l’imprenditore è insolvente se decide di restituire la merce al fornitore in quanto non può effettuare il pagamento, o se ha accumulato troppi debiti rispetto a quelli che potrebbe pagare normalmente.
L’inadempienza, comunque, potrebbe derivare dall’incapacità di saldare i debiti relativi a prestiti usurari o per crediti bancari ottenuti in maniera anomala.
Si verifica concretamente quando i pagamenti vengono effettuati sempre in ritardo, quindi in modo non preciso, o quando non è possibile coprire l’intera cifra dovuta ai creditori.
Tuttavia, come abbiamo anticipato sopra, se la crisi è momentanea, l’imprenditore può trovare delle soluzioni per risolvere il problema.
Ma quali sono i fattori che possono provocare una crisi più seria?
Proviamo ad elencarli:
Nelle situazioni piuttosto serie, si possono verificare anche i seguenti fatti:
Detto ciò risulta evidente che l’insolvenza tipica è rappresentata da inadempimenti che possono essere di diversa natura, ovvero derivare da pretesti di titoli, pendenza di procedimenti esecutivi, iscrizione di ipoteche giudiziali o sequestri di natura conservativa.
Ad ogni modo non sempre un inadempimento è manifestazione di uno stato di insolvenza. In alcuni casi il debitore decide di non pagare in quanto ritiene l’obbligazione infondata. Allo stesso modo il debitore insolvente, non è necessariamente inadempiente.
Per capire il reale stato dell’attività, perciò, è necessario effettuare delle ricerche approfondite per capire la situazione.
Di volta in volta, caso per caso, devono essere valutati i singoli elementi, portando alla luce le circostanze concrete, con l’obiettivo di stabilire se gli indizi recuperati possono essere gravi o solamente frutto di una crisi momentanea.
Ovviamente, con un’analisi approfondita dei bilanci è possibile recuperare le prove collegate allo stato di insolvenza, dato che quest’ultimo è strettamente connesso al patrimonio netto aziendale.
Stato di insolvenza: quali sono le conseguenze?
Ma cosa può fare un imprenditore e una società che si trova in uno stato di insolvenza?
Le opzioni sono le seguenti:
Va detto che, attualmente, è in corso una riforma della legge fallimentare che prevede la possibilità di potere affrontare in anticipo sui tempi una crisi derivante da uno stato di insolvenza. In particolare sarà possibile accordarsi con i vari creditori per saldare i vari debiti entro 3 anni, in una liquidazione giudiziale che di fatto si sostituisce alla procedura fallimentare.
Ad ogni modo è utile sottolineare che lo stato di insolvenza può essere un presupposto per il fallimento soltanto se l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati è superiore a 30 mila euro, da quanto risulta dagli atti dell’istruttoria prefallimentare.
Si fa riferimento ai debiti scaduti e non all’esposizione debitoria complessiva, non potendo considerare le situazioni a medio lungo termine. Quindi, nel conteggio non possono essere inclusi eventuali debiti con una imminente scadenza, anche se il mancato pagamento è pressoché certo.
Per concludere è utile precisare che secondo la legge non tutti possono fallire. Infatti oltre al requisito oggettivo che abbiamo visto sopra, ovvero lo stato di insolvenza, ci devono essere anche specifici requisiti soggettivi.
In particolare possono essere sottoposte a tale procedura tutte le attività commerciali che:
L’elenco completo delle aziende è presente nell’art. 2195 del codice civile. che specifica inoltre che la possibilità di fallire è prevista in genere per le attività che hanno l’obbligo di iscriversi al registro delle imprese.
Non rientrano in tale categoria i cosiddetti piccoli imprenditori, ovvero le attività con una struttura limitate, che in 3 anni hanno avuto in totale:
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