La contraffazione alimentare rappresenta un problema per un Paese come l'Italia, caratterizzato da un ricco e e variegato patrimonio agroalimentare. I marchi di qualità, infatti, costituiscono il “fiore all'occhiello” di un portafoglio prodotti altamente differenziato.
La ricchezza e la varietà dei cibi italiani rappresentano un punto di forza in un contesto di crescente apprezzamento verso i prodotti diversificati e con un forte contenuto di tipicità.
Inoltre, la presenza sul mercato internazionale di consumatori sempre più attenti agli aspetti nutrizionali in termini di apporto calorico, genuinità, originalità e unicità dei prodotti, favorisce l’affermazione della “dieta mediterranea”, tanto che in questi ultimi anni l’enogastronomia italiana è divenuta tratto distintivo dello stile italiano, rappresentando uno dei fattori di successo e di identificazione del made in Italy.
Se quantifichiamo il valore del settore agroalimentare italiano, questo si può stimare come secondo in termini di fatturato dopo il metalmeccanico e riveste un ruolo determinante in ambito comunitario contribuendo per il 13% alla produzione agricola totale dell’Europa a 25.
La contraffazione alimentare è la sostituzione di una sostanza alimentare con un’altra il cui pregio è nettamente minore. Per fare un esempio pratico: la vendita di olio di semi spacciati per olio di oliva, oppure la vendita di margarina “mascherata” da burro. Può accadere, inoltre, che a sostanze sane si vadano a sostituire sostanze pericolose per la salute.
Diversamente si parla di adulterazione alimentare quando ci si riferisce a ad operazioni che prevedono la modificazione di componenti di un prodotto alimentare per ricavarne un maggiore rientro economico, come ad esempio la vendita di latte parzialmente scremato come latte intero; in questo caso non si arrecano danni alla salute.
La sofisticazione alimentare è rappresentata dall'aggiunta fraudolenta di sostanze estranee per coprire eventuali difetti e migliorare l’aspetto estetico; in questo caso si può arrecare danno alla salute. Nel caso invece, di alterazione alimentare la variazione non è provocata dall'uomo in modo voluto, ma si tratta di modifiche di tipo degenerativo o spontaneo, legate ad esempio ai tempi di conservazione.
In Europa, il settore dell'industria alimentare è il primo per fatturato e per occupazione. La distribuzione dei prodotti contraffatti avviene, in genere, attraverso due canali differenti: il clandestino ed il commerciale normale.
Il circuito clandestino avviene al di fuori del mercato regolare, ad esempio per strada, nei mercati pubblici, per corrispondenza, su internet. La globalizzazione del fenomeno ha portato al coinvolgimento sia di paesi ricchi che poveri con la proposta dei medesimi prodotti contraffatti.
L'altro canale di distribuzione è il circuito commerciale "normale" dei prodotti originali, nel quale vengono maggiormente diffusi prodotti di uso comune e quelli falsi sono posti accanto agli originali. È in questo circuito che, purtroppo, si trovano più facilmente alimenti contraffatti con gravi i rischi di inganno dei consumatori che, al momento dell'acquisto, si fidano della regolarità dei prodotti provenienti da canali ufficiali di vendita.
Vengono così offerti all'estero, sia nei negozi che nei ristoranti, prodotti agroalimentari con marchi o segni distintivi della proprietà intellettuale contraffatti e soprattutto falsamente italian sounding.
Si stima che nel mercato dell'agroalimentare un prodotto su tre sia contraffatto. Un volume di affari, questo, che nel mondo genera guadagni pari ad oltre 100 miliardi di euro.
A tanto ammonta, secondo i dati forniti da Coldiretti, quello che è un vero e proprio fenomeno di pirateria internazionale che negli ultimi dieci anni ha visto un pauroso incremento nella misura del 70 per cento.
A far esplodere il trend è stata paradossalmente la voglia di Italia all’estero con la crescita di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato: dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia.
Le misure UE che penalizzano l'Italia
A preoccupare le industrie italiane è sicuramente l’atteggiamento delle Ue che penalizza ancora una volta l’Italia. La nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (Ceta), per la prima volta nella storia l’Unione Europea, legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi. C’è di fatto il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma è anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan.
Le esportazioni agroalimentari nazionali, che nel 2018 hanno raggiunto i 41,8 miliardi di euro, anche grazie a questa pirateria hanno ridotto il loro tasso di crescita.
Si stima che nell’Unione europea entrino ogni anno 121 miliardi di euro di merci falsificate e, con ben 3 milioni di euro al giorno, quello della contraffazione alimentare è diventato un vero e proprio business, non solo per la criminalità organizzata, ma anche per il piccolo produttore "furbetto".
Due italiani su tre (68%) sono preoccupati dell’impatto di quello che mangiano sulla salute anche per effetto del ripetersi degli scandali alimentari. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè, divulgata in occasione della presentazione del rapporto Ecomafie 2019 di Legambiente.
Una "reazione giustificata" quella degli italiani a fronte dei numeri sempre più crescenti dell'illegalità.
Con i prodotti italian sounding che hanno raggiunto il valore di 60 miliardi nel mondo occorre difendere con la trasparenza dell’informazione, dalle etichette alle fiere, un patrimonio nazionale dell’Italia sotto attacco dell’agropirateria internazionale.
La presenza sul mercato di prodotti come Pasta Ciao, passata Tomatino o Parmigiano tarocco rappresenta un danno all'immagine del Made in Italy a tavola, poiché non solo rubano mercato e posti di lavoro a tutta la filiera agroalimentare italiana, ma ingannano i consumatori di tutto il mondo che acquistano prodotti che di italiano hanno ben poco.
Se solo si ponesse un freno alle contraffazioni, all'estero le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero ben presto triplicarsi. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a denominazione di origine Dop a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati”, ma anche gli extravergini di oliva e le conserve.
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