Cerchi un avvocato esperto in
Lavoro
Guide diritto del lavoro

Contratto a tempo determinato: tutele per il lavoratore

Il contratto a tempo determinato rappresenta una forma di lavoro subordinato con una data di scadenza prestabilita, ampiamente utilizzata dalle aziende italiane per rispondere a esigenze temporanee o stagionali.

Il contratto a tempo determinato rappresenta una forma di lavoro subordinato con una data di scadenza prestabilita, ampiamente utilizzata dalle aziende italiane per rispondere a esigenze temporanee o stagionali. Questa tipologia contrattuale, regolamentata principalmente dal D.Lgs. 81/2015 e successive modifiche, offre flessibilità alle imprese ma necessita di tutele adeguate per i lavoratori. Negli ultimi anni, la normativa ha subito diverse modifiche volte a bilanciare la flessibilità occupazionale con la protezione dei diritti dei lavoratori. In questo articolo analizzeremo i limiti di durata, le possibilità di proroga, le principali tutele previste e le ultime novità legislative al 2025 riguardanti il contratto a tempo determinato.


Durata e limiti legali del contratto a tempo determinato


Il contratto a tempo determinato è soggetto a precisi limiti temporali stabiliti dalla legge per evitare abusi. Attualmente, la normativa prevede:

  • Durata massima complessiva: 24 mesi presso lo stesso datore di lavoro, considerando anche eventuali proroghe, rinnovi e periodi di somministrazione a tempo determinato

  • Limite quantitativo: salvo diversa previsione dei contratti collettivi, i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato non possono superare il 20% del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1° gennaio dell'anno di assunzione

  • Causali obbligatorie: per i contratti superiori a 12 mesi e per i rinnovi è necessario indicare specifiche causali giustificative

Le recenti modifiche introdotte dal Decreto Lavoro (D.L. 48/2023), convertito nella Legge 85/2023, hanno ampliato e reso più flessibili le causali giustificative, che ora includono:


  1. Esigenze tecniche, organizzative e produttive: specificate nel contratto e non coincidenti con l'ordinaria attività del datore di lavoro

  2. Esigenze di sostituzione di altri lavoratori

  3. Esigenze previste dai contratti collettivi: importante novità che delega alla contrattazione collettiva la definizione di ulteriori ipotesi

  4. Esigenze di natura sociale: introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 197/2024) per favorire l'inserimento lavorativo di categorie svantaggiate.

Le aziende che non rispettano questi limiti rischiano la trasformazione del rapporto in contratto a tempo indeterminato, oltre a sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 2.500 euro per ciascun lavoratore.

Proroghe e rinnovi: regole e condizioni


La gestione delle proroghe e dei rinnovi rappresenta un aspetto cruciale del contratto a tempo determinato. La normativa distingue chiaramente questi due istituti:

Proroghe


  • Si verificano quando, prima della scadenza, si estende la durata del contratto

  • Sono ammesse fino a un massimo di 4 proroghe nell'arco dei 24 mesi

  • Per contratti iniziali inferiori a 12 mesi, la proroga è "libera" (senza necessità di causale) se non si supera complessivamente tale soglia

  • Per proroghe che portano il rapporto oltre i 12 mesi è necessario indicare una delle causali previste dalla legge.

Rinnovi


  • Si hanno quando, dopo la scadenza di un precedente contratto, se ne stipula uno nuovo

  • Richiedono sempre l'indicazione di una causale, indipendentemente dalla durata

  • Necessitano del rispetto del periodo di "stop and go": 10 giorni dalla scadenza del contratto fino a 6 mesi, 20 giorni per contratti superiori.

La recente sentenza della Cassazione n. 8426/2024 ha chiarito che il mancato rispetto del periodo di "stop and go" comporta automaticamente la conversione del contratto in rapporto a tempo indeterminato, rafforzando le tutele per i lavoratori contro l'utilizzo improprio dei rinnovi.


Un'importante novità introdotta dal D.Lgs. 29/2025 è la possibilità di estendere fino a 6 il numero massimo di proroghe per i settori caratterizzati da elevata stagionalità, come il turismo e l'agricoltura, previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali.

Diritti e tutele per il lavoratore con contratto a tempo determinato


Il lavoratore assunto con contratto a tempo determinato gode degli stessi diritti dei colleghi a tempo indeterminato, in osservanza del principio di non discriminazione sancito dall'art. 25 del D.Lgs. 81/2015. In particolare:


  • Parità di trattamento economico e normativo: il lavoratore ha diritto allo stesso trattamento retributivo e alle stesse tutele dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili

  • Diritto di precedenza: chi ha lavorato per più di 6 mesi ha diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal datore nei 12 mesi successivi

  • Formazione adeguata: diritto ad accedere a opportunità formative per garantire qualificazione professionale

  • Computo nell'organico aziendale: i lavoratori a termine sono computati nell'organico aziendale per l'applicazione di normative di legge

  • Informazioni su posti vacanti: il datore deve informare i lavoratori a termine dei posti vacanti a tempo indeterminato.

Una tutela particolarmente rilevante è l'indennità di fine contratto (o indennità di precarietà), pari al 20% della retribuzione per ogni anno di servizio, che è obbligatoria salvo diversa previsione del CCNL applicato.


La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (C-192/2023) ha inoltre rafforzato la tutela contro l'abuso di contratti a termine successivi nel settore pubblico, stabilendo che anche la pubblica amministrazione è tenuta a riconoscere il risarcimento del danno in caso di illegittima reiterazione di contratti a termine.


Impugnazione e trasformazione del contratto a tempo determinato


In caso di irregolarità del contratto a tempo determinato, il lavoratore può agire per la trasformazione del rapporto in contratto a tempo indeterminato. I principali casi di irregolarità includono:


  • Utilizzo del contratto a termine in assenza delle causali obbligatorie

  • Superamento del limite massimo di durata (24 mesi)

  • Violazione delle norme su proroghe e rinnovi

  • Mancato rispetto dei periodi di interruzione tra un contratto e l'altro

  • Superamento dei limiti quantitativi previsti

Per contestare l'illegittimità del termine apposto al contratto, il lavoratore deve rispettare una precisa procedura:


  1. Impugnazione stragiudiziale: entro 60 giorni dalla cessazione del contratto

  2. Deposito del ricorso: entro 180 giorni dall'impugnazione stragiudiziale

In caso di accoglimento del ricorso, il giudice può disporre:


  • La conversione del rapporto in contratto a tempo indeterminato

  • Il pagamento di un'indennità risarcitoria tra 2,5 e 12 mensilità dell'ultima retribuzione

Le modifiche introdotte dalla L. 85/2023 hanno semplificato la procedura di impugnazione telematica, consentendo al lavoratore di attivare la contestazione anche tramite il portale del Ministero del Lavoro, con assistenza gratuita da parte dei patronati convenzionati.


Tutela i tuoi diritti nel contratto a tempo determinato


Il contratto a tempo determinato offre opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, ma è fondamentale conoscerne limiti e tutele per evitare abusi. La normativa in continua evoluzione richiede attenzione alle nuove disposizioni e alle interpretazioni giurisprudenziali più recenti.


Hai dubbi sulla regolarità del tuo contratto a termine? Un avvocato può verificare la conformità del tuo contratto alla normativa vigente e assisterti in caso di irregolarità. 

CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO
Condividi l'articolo:
CERCHI UN AVVOCATO ESPERTO IN LAVORO?
Ho preso visione dell’informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati.*

Quanto costa il servizio?
Il costo della consulenza legale, qualora decidessi di proseguire, lo concorderai direttamente con l'avvocato con cui ti metteremo in contatto.