L’inabilità al lavoro è una particolare condizione caratterizzata da infermità grave che determina l’impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa per un soggetto. Per avere il diritto alla pensione però ci devono essere alcuni requisiti come 5 anni di contributi, di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio.
Il nostro Paese tutela le persone più deboli, tra le quali anche i cosiddetti inabili, che a causa di gravi patologie non possono svolgere alcuna attività lavorativa. Non potendosi mantenere da soli, questi soggetti possono in ogni caso vivere dignitosamente grazie all’aiuto dato dallo Stato.
Ovviamente se la condizioni di inabilità al lavoro non dovesse più essere valida, dopo un periodo, il soggetto può tornare a lavorare, comunicando la situazione all’Inps. In caso contrario avrà il diritto a percepire una pensione, se ha tutti i requisiti necessari.
Tale forma di assistenza sociale non deve, però, essere confusa con l’assegno di invalidità, previsto per le persone con una infermità fisica o mentale in grado di diminuire la capacità lavorativa ai due terzi, cioè al 66.66%. In questo caso, quindi, il soggetto può continuare a lavorare, anche se con potenzialità inferiori al normale.
La differenza più evidente tra le forme assistenzialistiche risiede proprio nel fatto di potere lavorare o meno. In caso di inabilità, infatti, la somma versata dallo Stato è superiore in quanto il soggetto non è in grado di svolgere attività lavorative.
Ma, come vedremo a breve, non tutte le persone inabili hanno il diritto a ricevere la pensione relativa, è necessario infatti avere determinati requisiti.
Se attraverso i dovuti accertamenti medici viene riscontrata una assoluta impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa, un individuo può chiedere la pensione per inabilità al lavoro.
Si tratta di una possibilità data a tutte le tipologie di lavoratori, quindi dipendenti, ma anche autonomi, ad esempio commercianti, artigiani, coltivatori diretti, ecc, iscritti alla Gestione Separata Inps.
Il versamento diventa attivo a partire dal 1 giorno del mese successivo a quello in cui viene presentata la domanda, se tutti i requisiti sono soddisfatti.
In particolare si devono verificare due tipologie di condizioni:
In ogni caso si tratta di un pensione soggetta a revisione, per verificare che le condizioni di salute siano sempre le stesse.
Per percepire la pensione di inabilità al lavoro non è sufficiente avere una invalidità del 100%, ma deve essere riscontrata una inabilità assoluta a svolgere qualsiasi mansione lavorativa.
Ma non solo, come abbiamo detto per potere ricevere questa forma di assistenzialismo sociale bisogna soddisfare anche requisiti di tipo amministrativo, cioè i seguenti:
Nel caso in cui ci sia un passaggio dall’assegno di invalidità alla pensione per un inabile, il requisito contributivo nel quinquennio risulta sempre perfezionato.
La situazione è diversa se parliamo di soggetti inabili a causa dell’amianto, quindi affetti da mesotelioma, carcinoma polmonare e asbestosi, riconosciuti come malattie di origine professionale e come causa di servizio. In questo caso, infatti, non sono richiesti i requisiti che abbiamo indicato sopra in merito agli anni contributi e all’assoluta impossibilità a lavorare.
In base a ciò che abbiamo detto finora, risulta ovvio che, la pensione può essere erogata solamente in seguito alla cessione di ogni rapporto di lavoro, o alla cancellazione da elenchi e albi professionali.
Inoltre, chi percepisce una indennità di disoccupazione, cioè la Naspi, deve rinunciare a tale diritto, come ad ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo dello stipendio.
L’inabilità al lavoro viene riconosciuta il primo giorno del mese successivo rispetto a quello della domanda e cancellazione o rinuncia di altre forme di assistenza sociale.
In merito a questo argomento, spesso si confondono due concetti, solo apparentemente simili. Nell’ambito degli aiuti statali erogati alle persone in difficoltà si devono infatti distinguere due categorie:
Per capire a quanto ammonta l’importo della pensione di inabilità si devono fare dei calcoli simili a quella di vecchiaia, quindi si deve utilizzare il sistema misto o contributivo in base ai contributi maturati al 31 dicembre 1995.
Gli inabili al lavoro, però, hanno diritto a un cosiddetto “bonus contributivo”, in base agli anni che intercorrono tra la richiesta e il compimento di 60 anni, uguale sia per gli uomini che per le donne. Il limite massimo è comunque inerente a 40 anni di contributi.
Proviamo a chiarire con degli esempi:
Abbiamo detto che l’inabilità al lavoro è riconosciuta ai soggetti che non possono svolgere alcun tipo di lavoro. Se la situazione dovesse però cambiare, l’interessato deve tempestivamente informare l’Inps, soprattutto se intende iscriversi a un albo, un elenco professionale o sottoscrivere un contratto da dipendente.
Si tratta, infatti, di una causa di incompatibilità, che provoca la revoca immediata della pensione a partire dal primo giorno del mese successivo al verificarsi dei fatti. Chi desidera riprendere il lavoro può, in ogni caso, percepire l’assegno di invalidità.
Per questo motivo sia gli inabili che gli invalidi devono sottoporsi a visite mediche periodiche di revisione, e dagli esiti può succedere che:
Se vengono recuperate non oltre ⅓ delle capacità lavorative si passa d’ufficio dall’inabilità al lavoro all’assegno di invalidità. Se, invece è di ⅔ vengono revocati gli aiuti.
Ma, se il soggetto torna a lavorare, il periodo di inattività viene conteggiato ai fini pensionistici? Dipende, la risposta è diversa in base alla situazione:
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