Il reato di minaccia è punito in quanto non è tollerabile limitare la libertà individuale di una persona attraverso il pericolo di un danno ingiusto. La vittima può sporgere una querela e il colpevole rischia una multa di 1032 euro e la reclusione fino a un anni in presenza di circostanza aggravante
Nella vita di tutti i giorni non è sempre possibile mantenere la calma e risolvere pacatamente situazioni particolarmente irritanti.
Può accadere di usare “toni pesanti” con vicini particolarmente rumorosi, che non si curano affatto delle nostre lamentele ma continuano a reiterare un comportamento fastidioso.
Le riunioni di condominio a volte sono particolarmente accese e può capitare di dire una parola di troppo, a causa della foga del momento.
Situazioni simili possono accadere anche all’interno delle mura domestiche, ad esempio tra marito e moglie. La vita di coppia, infatti, non è sempre semplice e in alcune circostanze è davvero complicato mantenere “il sangue freddo”.
In tutti questi casi è molto probabile fare delle minacce (esistenti o supposte), che sono quasi sempre solamente il frutto della rabbia e non davvero reali. Fatto sta che, secondo la legge, il delitto di minaccia è un reato, quindi, è consigliabile pesare con attenzione le parole che si usano, anche durante i litigi.
Nel caso in cui la nostra parte irrazionale prendesse il sopravvento, mettendo in risalto la parte peggiore del nostro carattere, è meglio fare un passo indietro ponendo le scuse alla vittima.
Non possiamo essere sempre perfetti, ma se sbagliamo dobbiamo porre rimedio. Anche perchè se abbiamo ferito verbalmente in modo abbastanza duro un’altra persona, rischiamo di venire querelati.
Esistono diversi tipi di minacce verbali, tra cui la minaccia di morte, la minaccia di violenza privata o la minaccia aggravata, che prevede l'uso di armi o di altre circostanze che ne aumentano la gravità. È importante sottolineare che la minaccia può causare un turbamento psichico anche se non è diretta verso un male concreto, ma solo espresso in espressioni verbali.
La gravità della minaccia è valutata in base alle concrete circostanze del caso, alla libertà psichica e morale della vittima, nonché alla natura e all'entità del male minacciato. Il soggetto passivo del reato di minaccia può essere una persona fisica o giuridica, ed è sufficiente che sia in grado di percepire l'ingenerato timore.
Non tutti sanno che minacciare costituisce un reato per la legge italiana. Quindi dobbiamo prestare attenzione alle frasi che pronunciamo nei momenti di rabbia. Se superiamo il limite la vittima potrebbe sentirsi particolarmente turbata, e avere la sensazione di un pericolo imminente.
In particolare una situazione di questo tipo è trattata dall’art. 612 del codice penale:
Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 1.032 euro.
Se la minaccia è grave o è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339, la pena è della reclusione fino a un anno.
Si procede d’ufficio se la minaccia è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339
Quindi è possibile intimorire un soggetto in due modi diversi:
Non è giuridicamente rilevante il fatto che la persona minacciata sia più o meno suggestionabile, in quanto non è ammessa nessuna forma di limitazione della libertà e tranquillità psichica di un individuo.
Attraverso il reato di minaccia infatti, si possono causare danni alla vittima, provocando uno stato di preoccupazione e di ansia tali da impedire di svolgere tranquillamente le attività quotidiane. Lo Stato italiano tutela i diritti fondamentali dell’uomo e non tollera che un individuo debba vivere nella paura di potere subire un male o un danno ingiusto.
La Corte di Cassazione ha stabilito che la minaccia è un reato di dolo generico, ovvero che il soggetto agente deve avere la coscienza e la volontà di commettere l'azione criminosa.
Prima di procedere ad analizzare quali sono le implicazioni inerenti a un reato di minaccia, è utile fare una premessa, e cercare di capire cosa si intende per danno ingiusto, dal punto di vista legale.
L’ingiustizia è data dall’antigiuridicità di un fatto illecito, e la sua capacità di provocare delle lesioni, nel nostro caso solo presunte, ma considerate molto probabili dalla vittima.
Alla luce dei fatti con una minaccia non è presente ancora alcun danno, ma la sola probabilità che possa avvenire in futuro, ed è sufficiente tale pensiero per provocare stati notevoli di preoccupazione fisica e stress a un dato soggetto.
Viene pertanto punita penalmente l’azione che ha determinato una lesione della libertà personale di un’altra persona, intesa come impossibilità a vivere in modo tranquillo senza sentirsi in pericolo.
Abbiamo analizzato come attraverso il reato di minaccia un individuo possa avvertire un pericolo ingiusto imminente, in grado di minare la sua libertà e tranquillità.
Minacciare è perciò considerato un illecito, anche se viene fatto in particolari momenti di ira, da persone non generalmente violente. Ciò che conta è avere indotto la paura in altri.
Non viene considerata particolarmente rilevante nemmeno la particolare suscettibilità della vittima, perché in ogni caso è stato il suo diritto a vivere sentendosi al sicuro.
Se la situazione non viene risolta tempestivamente attraverso scuse credibili e un chiarimento, la sensazione di pericolo di un male ingiusto continuerà a torturare la persona, portandola a sporgere denuncia, per tutelarsi.
Per procedere nei confronti del responsabile di un reato di minaccia è sufficiente recarsi presso l’ufficio competente più vicino, come ad esempio la stazione dei carabinieri, e raccontare l’accaduto, attraverso una querela dalla forma scritta o verbale.
Il tempo massimo per sporgere denuncia è comunque di 90 giorni a partire dal momento dell’accaduto, se la minaccia è semplice.
Se il reato di minaccia è aggravato, ad esempio con l’uso di armi, o effettuato da più persone, la vittima non avrà limiti di tempo per sporgere denuncia e in questo caso si procederà d’ufficio, quindi non sarà più possibile ritirare la querela, e le autorità procederanno contro il colpevole.
Quindi il la scadenza di 90 giorni è valida, fatta eccezione per minacce effettuate con aggravanti, cioè:
Per i suddetti casi la vittima non potrà più fare passi indietro per perdonare il colpevole, una volta denunciato il fatto.
Se la minaccia fatta non è particolarmente grave il colpevole può essere perdonato dalla vittima.
Come abbiamo detto in precedenza a volte la situazione può sfuggirci di mano, e nonostante il nostro abituale self control, non riusciamo a trattenerci dicendo cose esagerate. Non è di certo un alibi, ma se il colpevole riesce a comunicare con la vittima scusandosi per l’accaduto la situazione può normalizzarsi senza la necessità di un causa in tribunale.
Anche dopo avere effettuato una querela, la vittima può cambiare idea ritirando la denuncia, cioè effettuando quella che viene tecnicamente definita “remissione”.
La minaccia semplice e non aggravata si può risolvere con il perdono e la relativa remissione della querela, ma anche con la riparazione.
Si tratta di una possibilità contemplata nell’art 162 -ter del codice penale
Nei casi di procedibilità a querela soggetta a remissione, il giudice dichiara estinto il reato, sentite le parti e la persona offesa, quando l'imputato ha riparato interamente, entro il termine massimo della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, il danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni o il risarcimento, e ha eliminato, ove possibile, le conseguenze dannose o pericolose del reato.
Se il colpevole dimostra di avere riparato ai presunti danni provocati, il Giudice può estinguere il reato, solamente prima che venga aperto il dibattimento processuale vero e proprio.
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