Il licenziamento di un dipendente a tempo determinato o indeterminato può avvenire in tre modi, secondo la legge: per giusta causa, per giustificato motivo soggettivo o per giustificato motivo oggettivo. In ogni caso il lavoratore può fare ricorso se non ritiene corretto il provvedimento.
Lo sappiamo tutti molto bene che oggi un posto di lavoro è qualcosa di prezioso che deve essere apprezzato e curato per evitare di perderlo. Nel periodo di crisi economica che stiamo vivendo, infatti, è sempre più difficile trovare una posizione lavorativa in grado di dare soddisfazioni economiche e personali.
Anche le persone più qualificate, con titoli di studio avanzati fanno molta fatica per entrare nel mondo lavorativo, in modo efficace. La concorrenza tra chi cerca un lavoro è molto alta. Quando ci candidiamo per un annuncio, che troviamo in qualche portale online, o presso una agenzia interinale, il nostro profilo viene confrontato con molti altri di simili.
Per queste ragioni, una volta trovato il classico “posto fisso”, è necessario informarsi per capire quando si rischia di violare le norme di riferimento, rischiando sanzioni disciplinari anche gravi. La punizione più severa è infatti il licenziamento, anche senza preavviso, se sussistono determinate condizioni e se il rapporto tra dipendente e azienda non può assolutamente proseguire nemmeno per un solo ulteriore giorno.
Per capire quando si rischia di perdere il lavoro, è fondamentale conoscere quelli che sono i doveri di ogni dipendente, nei confronti dell’azienda in cui lavora.
Non bisogna illudersi che, il “posto fisso”, cioè a tempo indeterminato, sia qualcosa di eterno e intoccabile. A volte, con molta superficialità adottiamo dei comportamenti sbagliati o degli atteggiamenti pericolosi, che possono causare conseguenze anche gravi.
La prima cosa da fare per apprendere le norme da rispettare è leggere il proprio contratto lavorativo, nel quale sono presenti le indicazioni principali. Per avere un quadro completo, invece, è necessario consultare il Codice Disciplinare, presente in azienda e facilmente consultabile dai lavoratori.
In ogni caso, il primo obbligo da rispettare è la subordinazione, nel senso che devono essere seguite le linee guida imposte dal proprio datore di lavoro, e rispettare gli orari stabiliti. Perciò non si deve arrivare in ritardo, e se ci sono degli imprevisti è obbligatorio avvisare per tempo l’azienda, per consentire l’organizzazione delle attività più importanti. In particolare, arrivare tardi per 3 volte in un anno può essere grave.
Nel codice civile, inoltre, vengono elencate alcune categorie di doveri, che ogni dipendente deve rispettare:
Nel momento in cui non vengono rispettate le norme previste, e non si rispettano i doveri che abbiamo elencato, possono scattare delle sanzioni disciplinari, che possono essere:
In particolare, in base al grado di gravità della situazione, è possibile essere licenziati in tre diversi modi:
Si tratta del provvedimento più drastico in assoluto, applicato nel momento in cui un dipendente si rende responsabile di comportamenti particolarmente gravi, che rendono impossibile il proseguimento del rapporto lavorativo. Viene fatto in tronco e senza un preavviso.
Può avvenire, ad esempio, in seguito a:
Ovviamente per per procedere deve essere analizzato anche il rapporto di fiducia che le lega le parti in causa. Quindi, verranno valutate anche la natura del contratto, il ruolo ricoperto, l’intenzionalità e i motivi che hanno spinto un soggetto a comportarsi in tale modo, oltre all’effettivo danno provocato all’azienda.
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è un provvedimento disciplinare meno grave rispetto a quello trattato nel paragrafo precedente.
In questo caso, infatti, il lavoratore viene licenziato con il preavviso previsto dal contratto collettivo nazionale di riferimento.
Il comportamento del lavoratore, perciò, impedisce in ogni caso di proseguire nel rapporto sottoscritto, ma non è presente una gravità tale da rendere il tutto attuabile immediatamente.
Nel caso in cui, la fiducia sia lesa irreparabilmente e l’azienda non voglia mantenere in sede il soggetto, può corrispondere l’indennità di preavviso, e lasciare a casa subito il lavoratore.
Si tratta, comunque, di un provvedimento di tipo disciplinare, perciò può essere effettuato solo in seguito all’avvio del procedimento che prevede le seguenti fasi:
In seguito il lavoratore può fare ricorso, contestando la decisione:
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che un lavoratore può essere licenziato per motivi disciplinari, se non rispetta gli obblighi che ha accettato nel momento della sottoscrizione del contratto di lavoro, ma il datore di lavoro può decidere di licenziare un dipendente anche per motivi aziendali. Vediamo, quindi, in quali casi può accadere.
Innanzitutto va sottolineato che, a differenze delle casistiche che abbiamo trattato sopra, si tratta di motivazioni oggettive, cioè non strettamente legate alla al comportamento del soggetto interessato.
A volte le aziende, infatti, hanno la necessità di cambiare il loro modello organizzativo per potersi adattare all’ambiente competitivo di riferimento, ad esempio per avere meno spese di gestione, soprattutto in periodi di crisi economica.
La legge prevede il licenziamento di un dipendente per migliorare:
Il caso più frequente è quello di una nuova organizzazione lavorativa per far fronte a una crisi aziendale. Se la società non ha la possibilità di sostenere le spese relative al personale, deve inevitabilmente lasciare a casa alcuni lavoratori, per evitare un fallimento.
In altre situazioni, invece, l’adozione di nuove tecnologie rende le capacità dei lavoratori obsolete e non utili per la produzione. Oppure, certe mansioni possono venire esternalizzate, per avere dei costi inferiori.
In ogni caso è possibile interrompere un rapporto lavorativo per giustificato motivo oggettivo solo se:
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