L’intelligenza artificiale può essere utile anche nel contesto giudiziario, come afferma la Carta etica europea. Vediamo quindi quali potrebbero essere gli scenari in un prossimo futuro.
Oggi, rispetto al passato, non risulta particolarmente strano pensare ad un mondo regolato dal cosiddetto machine learning. In sostanza previsioni o decisioni possono essere valutate attraverso specifici algoritmi.
Un tecnologia di questo tipo può essere molto utile in diversi campi, ad esempio in medicina, nei trasporti, ma anche nel diritto.
La carta etica europea del 2018 ha stabilito proprio i concetti chiave per l’utilizzo dell’AI nella giustizia. Nelle prossime righe vedremo come potrà essere impiegata.
L’intelligenza artificiale, IA o AI se si fa riferimento al termine inglese “Artificial Intelligence”, è la capacità di un sistema tecnologico di fornire delle prestazioni simili a quelle umane, ad esempio risolvendo dei problemi o svolgendo dei particolari compiti.
Quindi, oltre alla capacità di potere trattare in modo automatico molti dati, si fa riferimento anche alla possibilità di acquisire informazioni e di apprendere attraverso alcuni algoritmi, in modo tale da poter fornire previsioni o assumere decisioni.
In medicina vengono già utilizzati dei robot chirurgici, che fungono da estensioni delle mani per potere operare in modo più preciso e meno invasivo. Esistono, inoltre tecnologie in grado di aiutare pazienti con gravi menomazioni nelle riabilitazione, e protesi in grado di permettere il recupero del movimento e delle sensazioni tattili ai soggetti che hanno subito amputazioni.
Nel settore della difesa vengono impiegati veicoli senza equipaggio e droni controllati da remoto per individuare obiettivi e colpire a distanza. Nei trasporti sono già stati introdotti in alcune città treni a guida automatizzata e a breve saranno commercializzate auto driverless
Ma, molto più semplicemente, possiamo fare i conti quotidianamente con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, quando lo smartphone completa una parola o una frase. In pratica un algoritmo analizza su base statistica quale potrebbe essere il nostro intento.
Con lo stesso procedimento, seppur su base più ampia, i sistemi possono proporci prodotti di interesse, memorizzando le nostre preferenze.
Considerando la rapida con la quale si sta sviluppando l’intelligenza artificiale, nella carta etica europea vengono tracciati dei punti in merito alla possibile applicazione di questa tecnologia anche nel settore della giustizia.
Il 4 febbraio 2018 la Commissione Europea per l’Efficacia della Giustizia ha emanato la cosiddetta “Carta etica europea per l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti”. Si tratta di un documento molto importante, attraverso il quale sono state individuate alcune linee guida.
Sono stati sanciti i seguenti principi:
In modo particolare l’ultimo principio è molto interessante dato che sottolinea l’importanza di un controllo. Ovvero l’obiettivo è quello di evitare un approccio deterministico, assicurando dei controlli sulle scelte effettuate attraverso il machine learning.
In sostanza, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in campo giuridico può avvenire a due condizioni:
L’obiettivo è quello di evitare un eccessivo automatismo e la conseguente standardizzazione delle decisioni.
Ma alla luce di quanto abbiamo descritto nelle righe precedenti, come può essere effettivamente utilizzata la tecnologia IA in ambito giudiziario?
In sostanza si possono ipotizzare tre diverse modalità di impiego delle machine learning per agevolare gli operatori del diritto e rendere più efficiente il sistema:
Vediamoli di seguito, ricordando che come presupposto base c’è sempre la necessità di esercitare un controllo umano.
Tale applicazione può essere particolarmente utile in ambito civile e commerciale, in merito ad atti che risultano essere spesso ripetitivi. Ma, non si può escludere un utilizzo anche nel diritto penale, ad esempio quando bisogna analizzare una mole notevole di atti e documenti.
Recentemente è stato adottato in ambito penale il sistema Toga, ovvero un database nel quale sono presenti tutte le fattispecie criminose per verificare rapidamente la competenza, la procedibilità e la possibilità di adottare riti alternativi, nonché la prescrizione e le pene previste.
Negli Stati Uniti esiste già un sistema di intelligenza artificiale che permette agli avvocati di redigere atti giudiziari considerando l’orientamento dei giudici in merito a un argomento specifico.
L’intelligenza artificiale potrà essere applicata anche per elaborare previsioni in merito all’esito dei processi, attraverso calcoli probabilistici.
Uno strumento di questo tipo può essere utilizzato con finalità diverse, ad esempio:
Ma è davvero possibile? E soprattutto è utile?
Lasciando da parte le nozioni tecniche a riguardo, un avvocato potrebbe evitare di compiere scelte errate, in caso di previsione negativa. Ad esempio può essere utile evitare di intraprendere una causa in tribunale se è molto probabile perdere, oppure si può procedere con procedure alternative o conciliative sapendo di non avere altre chance.
Ma, la giustizia predittiva può essere utile anche per calcolare la probabilità di recidiva di un imputato, per prendere decisioni in merito ad un rilascio su cauzione. Il giudice, infatti, prima di decidere deve tenere conto della gravità del reato ma anche della capacità di delinquere del soggetto, come indicato dall’art. 133 c.p.:
Nell'esercizio del potere discrezionale indicato nell'articolo precedente, il giudice deve tener conto della gravità del reato , desunta:
1) dalla natura, dalla specie, dai mezzi, dall'oggetto, dal tempo, dal luogo e da ogni altra modalità dell'azione;
2) dalla gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa dal reato;
3) dalla intensità del dolo o dal grado della colpa.
Il giudice deve tener conto, altresì, della capacità a delinquere del colpevole, desunta:
1) dai motivi a delinquere e dal carattere del reo;
2) dai precedenti penali e giudiziari e, in genere, dalla condotta e dalla vita del reo, antecedenti al reato;
3) dalla condotta contemporanea o susseguente al reato;
4) dalle condizioni di vita individuale, familiare e sociale del reo
Ad ogni modo le opinioni a riguardo sono contrastanti. Da un lato alcuni ritengono che la prevedibilità delle decisioni sia utile per migliorare l’efficienza della giustizia, dall’altro alcuni sottolineano il rischio di una gestione troppo automatizzata e standardizzata.
C’è un dibattito in corso in merito alla possibilità che una machine learning possa emettere in giudizio, dopo un adeguato periodo di apprendimento.
A riguardo le problematiche più evidenti riguardano ambiti di applicazione, meno ripetitivi, come il diritto penale. Innanzitutto va considerato che il mezzo di prova più usato in un processo per accertare un reato è la testimonianza, ed appare alquanto complicato stabilire se quest’ultima dice la verità o mente.
Inoltre, un sistema di intelligenza artificiale difficilmente potrebbe stabilire se alcuni indizi sono da considerare gravi o meno. Un computer è programmato per fornire risposte certe e non dubbi.
Alla luce di quanto espresso con la carta etica europea del 2018 è molto improbabile l’utilizzo di un giudice robot, almeno nel prossimo futuro.
Abbiamo già sottolineato, infatti, la necessità di effettuare un controllo su eventuali azioni automatizzate svolte grazie all’IA.
In sostanza le machine learning potranno fornire un valido supporto, per effettuare calcoli anche probabilistici e per rendere più agevole la consultazione degli atti, ma la strada verso una robotizzazione più significativa è ancora molto lontana.
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