La Prelazione è un diritto di preferenza di un soggetto, prelazionario, rispetto ad altri in merito a una specifica situazione giuridica. Tale diritto può essere stabilito dalla legge o da un contratto, quindi può essere legale o volontario. Il titolare può rinunciare al suo beneficio.
Il nostro ordinamento giuridico prevede che, in alcuni casi, un individuo abbia il diritto di preferenza rispetto ad altri per concludere un determinato affare.
Proviamo ad immaginare una coppia che da anni paga regolarmente l’affitto per un negozio nel centro di un città. Gli affari vanno bene, non hanno mai effettuato un pagamento in ritardo e mai causato problemi al proprietario dell’immobile. Ora, il loro desiderio sarebbe quello di intensificare il loro business, iniziando a vendere anche altre tipologie di prodotti.
Accade però qualcosa di inaspettato che rischia di rovinare il loro progetto, infatti, il locatore si presenta in negozio con un agente immobiliare per valutare il prezzo di vendita del locale. La coppia, quindi, rischia di dovere trasferire altrove la propria attività, destabilizzando il loro business. Per evitare ciò, i locatari hanno il diritto di preferenza rispetto ad altri acquirenti, quindi possono trattare in modo privilegiato per la compravendita.
Oppure, se uno dei coeredi di un appartamento decide di vendere la propria quota, prima di chiudere il contratto, deve interpellare gli altri legittimari, per informarli e per capire se sono interessati all’acquisto. Essi infatti, sono titolari del diritto di prelazione, secondo quanto stabilito dalla legge italiana.
Il titolare di un diritto di prelazione gode di una posizione privilegiata, rispetto ad altri, nella conclusione di un contratto o in generale nella determinazione di una particolare situazione giuridica. In altre parole, il prelazionario deve essere preferito ad altri individui, a parità di condizioni.
Ad esempio, nelle due situazioni che abbiamo descritto sopra, la coppia che ha sempre pagato regolarmente l’affitto del negozio e i coeredi di un appartamento devono avere la priorità nell’acquisto dell’immobile, se la loro offerta è in linea con quella di altri soggetti interessati.
Il proprietario, quindi, ha l’obbligo di comunicare la propria decisione a chi possiede ha una posizione preferenziale nella stipula di un contratto. Quest’ultimo, però, non è obbligato a concludere l’affare, ma può effettuare una scelta in base ai propri interessi.
Può succedere, infatti, che gli affittuari del negozio non vogliano farsi carico dell’acquisto e preferiscano cercare un altro locale commerciale da affittare.
Se la trattativa viene fatta senza prendere in considerazione il titolare del diritto di prelazione, concludendo l’affare con terzi, ci possono essere svariate conseguenze legali. Il prelazionario deve sempre essere avvertito della situazione, e deve avere la possibilità di scegliere in merito.
Gli effetti della mancata comunicazione variano in base alla tipologia di prelazione, che può essere di natura:
In ogni caso non si devono confondere tali concetti con il diritto di opzione, che vincola i soggetti in causa ad una proposta irrevocabile. L’opzionario, infatti, è l’unica persona che può concludere o meno l’affare nel tempo prestabilito. Il prelazionario, invece, deve essere preferito ad altri, solamente a parità di condizioni. In quest’ultimo caso, quindi, non c’è un vincolo in senso stretto, ma solo l’obbligo di considerare le proposte del titolare del diritto.
Il soggetto concedente, d’altro canto, non è obbligato da nessuna legge e da nessuna clausola contrattuale ad effettuare un determinato negozio giuridico. Il diritto di prelazione non va ad intaccare la libertà e l’autonomia contrattuale, ma pone dei vincoli nel caso in cui il proprietario di un bene immobile decidesse di vendere il proprio possedimento. Il titolare del diritto deve essere informato e considerato in via preferenziale, a parità di condizioni.
La preferenza è volontaria se è stata concordata tra le parti attraverso un contratto. Ad esempio il proprietario di una villetta nella periferia milanese, ha in mente di vendere la proprietà per ricavarne il denaro utile per acquistare un appartamento in città per la figlia che intende frequentare l’università. Un amico di vecchia data è sempre stato affascinato dalla villa e dal silenzio che la circonda e ha deciso di sottoscrivere un patto di prelazione per assicurarsi una posizione privilegiata in caso di compravendita.
Il padrone di casa, quindi, è obbligato nei confronti del prelazionario, cioè significa che deve comunicare le proprie intenzioni, e a parità di condizioni deve preferirlo ad altri.
L’accordo tra due individui può essere fatto di un due modi:
E’ importante sottolineare che, trattandosi di un accordo tra due parti, la prelazione volontaria è efficace solamente tra di loro. Ciò significa che, nel caso in cui non venga rispettato il diritto, la parte lesa può agire solo nei confronti di chi non ha rispettato i patti. Non può, quindi, invalidare un affare concluso da un altro individuo. Il prelazionario può solamente chiedere un risarcimento dei danni a colui che non ha rispettato il patto siglato.
La situazione è diversa in caso di prelazione legale, cioè stabilita da una legge. Infatti, se avviene una violazione del diritto di prelazionario, l’interessato può rivalersi anche nei confronti di terzi.
Chi ha il diritto di preferenza su un immobile, ad esempio, può subentrare al terzo, con le stesse condizioni accordate da quest’ultimo. Ad esempio un coerede di una casa, può subentrare al soggetto che ha concluso la compravendita, per la quale non era stato interpellato.
Vediamo di seguito quali sono le varie tipologie di prelazione legale:
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