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Certificato carichi pendenti: cos’è e chi può chiederlo

Il certificato carichi pendenti è un documento che elenca eventuali procedimenti penali in corso a carico di una determinata persona. Non va confuso con il casellario giudiziario, che indica invece le condanne ricevute.

In Italia esiste un documento, utile per certificare eventuali procedimenti penali in atto, o giudizi di impugnazione, riguardanti un dato soggetto.

Sebbene, infatti, una persona non possa essere considerata colpevole, e quindi iscritta nel cosiddetto casellario giudiziario, in alcuni casi per ricoprire determinati ruoli non deve nemmeno essere un “imputato”, ovvero non deve essere sottoposta ad accertamenti di tipo penale.

Ad esempio il certificato dei carichi pendenti viene espressamente richiesto per essere assunti nel settore privato, per avere il permesso di soggiorno, per il passaporto, per adottare dei bambini, per partecipare alle gare d’appalto.

Ma vediamo esattamente di cosa si stratta e da chi può essere richiesto.

Cos’è il certificato carichi pendenti?

Il certificato dei carichi pendenti è un documento ufficiale utile per conoscere eventuali procedimenti penali a carico di un individuo, compresi i giudizi di impugnazione.

Si tratta quindi di informazioni inerenti a processi in corso, alle quali può accedere la Procura del Tribunale. Perciò se le pendenze riguardano più uffici giudiziari è necessario fare la richiesta a più Procure della Repubblica, cioè quelle competenti nel territorio di riferimento.

Non si fa riferimento, perciò, alle sentenze definitive e irrevocabili, o alla fase di indagini preliminari, durante le quali il soggetto è un indagato, ma alla fase processuale, in cui esso diventa un imputato a tutti gli effetti.

Nel diritto penale, infatti, sono previste varie fasi prima di arrivare ad una sentenza definitiva, ma solo in alcuni di essere un soggetto può essere definito imputato, in particolare quando si arriva alla causa vera e propria in tribunale.

Il procedimento penale è composto da:

  • notizia del reato: un fatto che ricade sotto la tutela del diritto penale deve essere denunciato agli organi competenti. Se gli avvenimenti vengono considerati fondati possono iniziare le indagini. La denuncia può essere fatta a carico di persone note ma anche ignote.
  • indagini preliminari: il Pubblico Ministero e la polizia giudiziaria effettuano delle verifiche per constatare l’attendibilità dei fatti. In altre parole vengono cercati elementi per capire se ci sono i presupposti per proseguire con l’azione penale. Solitamente è una fase segreta, e soltanto i soggetti autorizzati possono consultare gli atti.
  • archiviazione o rinvio a giudizio: se la notizia è infondata è possibile chiedere l’archiviazione, in caso contrario si prosegue con il processo vero e proprio
  • udienza preliminare: da questo momento l’indagato diventa imputato. Durante la prima udienza vengono prese decisioni inerenti a riti alternativi o ai lavori per pubblica utilità. In un certo senso possiamo dire che si tratta di una fase “filtro” per capire come procedere in quelle successive
  • dibattimento e discussione: le parti espongono le loro motivazioni, vengono esaminate le prove e interpellati i testimoni. Alla fine il giudice emetta la sentenza di condanna o assoluzione.
  • la decisione può essere impugnata in secondo e terzo grado, rispettivamente presso la Corte d’Appello e di Cassazione.

Dal momento in cui la sentenza diviene definitiva, quindi non più appellabile, viene inserita nel casellario giudiziario.

Certificato carichi pendenti o casellario giudiziario?

In parte ne abbiamo già parlato nelle righe precedenti, ma proviamo ora a descrivere in modo dettagliato le differenze tra due tipi di certificati molto richiesti, ovvero quello penale o dei carichi pendenti.

Con il termine certificato penale, si fa riferimento al casellario giudiziale, ovvero un documento in grado di riportare le sentenze penali già definitive, passate in giudicato, in base alle quali la colpevolezza di un individuo è ormai certa.

Quando si parla di carichi pendenti, invece, lo scopo è quello di evidenziare i procedimenti ancora in corso, riguardanti gli imputati.

La differenza è notevole, dato che nel secondo caso non si può parlare di delinquenti, ma di persone che hanno ricevuto una querela e in attesa di giudizio. Secondo la Costituzione, inoltre, tutti i cittadini si presumono innocenti fino alla sentenza definitiva di condanna.

Nell’art. 2 della Costituzione italiana possono leggere infatti:

La responsabilità penale è personale [40 ss. c.p.].
L'imputato [60 ss. c.p.p.] non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene [17 ss. c.p.] non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte [, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra]

Chi può richiedere il certificato carichi pendenti?

Nei paragrafi precedenti abbiamo capito quali sono le informazioni presenti nel certificato carichi pendenti, vediamo ora di analizzare in quali casi e da chi può essere richiesto.

I soggetti interessati a possedere tale documento sono:

  • l’imputato è un soggetto delegato
  • la Pubblica Amministrazione se indispensabile per l’espletamento di determinate funzioni
  • difensore della parte lesa o di un testimone

E’ possibile chiedere un copia presso il Tribunale o presso l’Agenzia delle Entrate se lo scopo è conoscere la situazione fiscale di un soggetto.

Se si tratta di minorenni o interdetti, la richiesta deve essere fatta dal tutore. Chi risiede all’estero può fare una richiesta scritta o delegare altri.

Dal 2012 è possibile fornire anche un’autocertificazione per dichiarare in modo autonomo di essere sottoposti o meno a procedimenti penali, sotto la propria responsabilità.

Si tratta di una novità introdotta per evitare di intasare troppo la P.A. e per velocizzare varie procedure, evitando di bloccare le pratiche per una eccessiva burocrazia.

Detto ciò l’ente che ha chiesto il documento può sempre verificare che le informazioni fornite dal soggetto siano vere. A tal proposito va sottolineato che dichiarare il falso è un reato, secondo quanto previsto dall’art. 495 del codice penale.

Il certificato carichi pendenti, che sia una dichiarazione sostitutiva o un atto originale hanno, comunque, un valore di 6 mesi, dopo i quali è necessario richiedere un nuovo documento.

Può essere richiesto prima di assumere un lavoratore?

Il datore di lavoro è autorizzato a chiedere il certificato carichi pendenti ad un soggetto prima di assumerlo?

Secondo quanto stabilito dallo Statuto dei lavoratori, se nel contratto collettivo non è disposto diversamente, non è possibile effettuare alcuna indagine sui dipendenti prima di assumerli, ma anche in seguito durante il rapporto lavorativo.
Per alcune mansioni, però, ci sono delle eccezioni, soprattutto se si parla di dovere svolgere attività a stretto contatto con il pubblico o dover ricoprire il ruolo di insegnante, ad esempio in un asilo.

Di norma, quindi, un datore di lavoro non può chiedere il certificato dei carichi pendenti, ma in casi particolari può fare la richiesta del casellario giudiziale.

Non si possono chiedere informazioni in merito a procedimenti ancora in atto per i motivi che abbiamo sottolineato sopra, ovvero un imputato viene considerato innocente fino alla sentenza definitiva, perciò non può essere discriminato per questo motivo.

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