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Come licenziarsi? Procedura e conseguenze

Capire come licenziarsi per intraprendere una nuova carriera professionale altrove, o per dedicarsi a tempo pieno alla propria famiglia è importante per evitare errori. In particolare bisogna valutare quando si ha diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione e quando invece no.

In un periodo storico nel quale trovare lavoro sembra quasi impossibile, sembra strano che alcuni lavoratori possano chiedersi come licenziarsi, ma in realtà è una domanda più che legittima. Se l’ambiente lavorativo non riesce più a fornire i giusti stimoli e una soddisfazione di tipo personale, oltre che economica, è giusto guardarsi attorno per capire quali potrebbero essere le alternative.

Una persona trascorre al lavoro gran parte del proprio tempo, risulta quindi determinante sentirsi a proprio agio in tale ambiente, e riuscire a sviluppare rapporti sociali positivi con i colleghi e il proprio datore di lavoro. Infatti, lo stress e le preoccupazioni derivanti da situazioni spiacevoli e pesanti nell’ambiente lavorativo possono avere ripercussioni negative nella vita delle persone.

In ogni caso, prima di capire come licenziarsi, bisogna avere le idee chiare in merito e capire cosa si intende fare nel futuro. In particolare se un soggetto ha già trovato un’altra occupazione può prendere la decisione a cuor leggero, in caso contrario è necessario sapere in quali casi è possibile ricevere una indennità di disoccupazione per scongiurare problemi di tipo economico.

Licenziamento per giusta causa e disoccupazione

Prima di chiarire in quali casi un lavoratore può interrompere il proprio rapporto di lavoro, a tempo indeterminato è necessario fare un premessa per conoscere i termini giusti da utilizzare ed evitare di fare confusione in merito.

Innanzitutto il contratto di lavoro è un vero e proprio accordo sottoscritto tra due parti, che prevede specifici diritti e doveri da rispettare, anche nel momento in cui si decide di chiuderlo.

La situazione cambia in base al soggetto che decide di fare un passo indietro e rompere il patto siglato, in particolare:

  • se l’azienda decide di lasciare a casa un proprio dipendente si parla di licenziamento
  • se il lavoratore decide di non lavorare più in una determinata azienda si parla di dimissioni

Le due situazioni sono molto diverse tra loro e hanno anche conseguenze molto differenti.

In realtà un dipendente ha più libertà di scelta in quanto in ogni momento può decidere di lasciare la propria occupazione per fare carriera altrove, ovviamente rispettando le regole e presentando le dimissioni in modo adeguato, come vedremo a breve.

Esistono due tipologie di dimissioni:

  • volontarie: fatta per intraprendere nuovi percorsi professionali o per dedicarsi alla propria famiglia
  • per giusta causa: se la scelta è in un certo senso quasi “obbligatoria”, in quanto ci sono stati comportamenti scorretti da parte dell’azienda.

Un soggetto, quindi, può decidere di licenziarsi in modo volontario perché non si trova a proprio agio con i colleghi, per trovare un lavoro più soddisfacente, o per occuparsi di faccende familiari. In ogni caso, è importante valutare bene tutti i pro e i contro di tale scelta per evitare brutte sorprese. 

Solitamente, infatti, una persona che intende intraprendere tale scelta si fa sopraffare fa tante emozioni sia positive che negative. Inizialmente il sentimento prevalente può essere il desiderio di libertà, o meglio di liberazione, ma poi si fa strada una sensazione di paura e di incertezza per il futuro. Quindi, generalmente, prima di effettuare decisioni importanti è consigliabile valutare bene tutte le conseguenze, considerando che non si ha il diritto a ricevere la Naspi, cioè l’indennità di disoccupazione se si decide di porre fine al proprio contratto di lavoro, senza delle motivazioni particolari.

Il discorso cambia se si tratta di dimissioni per giusta causa, quindi determinate da un atteggiamento negativo dell’azienda, ad esempio:

  • mancato versamento dei contributi Inps e Inail
  • mobbing o molestie sessuali
  • trasferimento senza motivo
  • modifiche importanti alle condizioni lavorative
  • richiesta di comportamenti illeciti
  • mancato pagamento dello stipendio
  • mancato pagamento del TFR

In questo caso il dipendente può licenziarsi, anche senza preavviso, avendo il diritto a ricevere la Naspi, dato che non si tratta di una libera scelta, ma di una decisione in qualche modo “forzata”.

Come licenziarsi da un contratto a tempo indeterminato? 

Dopo avere visto quando un lavoratore può porre fine al proprio contratto di lavoro, proviamo a capire ora come licenziarsi nel modo corretto, senza commettere errori.

Qualsiasi sia la motivazione di base che spinge una persona a volere rompere il proprio rapporto lavorativo, la procedura da intraprendere è sempre la stessa, cioè scrivere una lettera di dimissioni.

Fino a qualche anno fa, era sufficiente lasciare una busta sulla scrivania del proprio titolare o del responsabile delle risorse umane, ma con il Jobs Act le regole sono cambiate, ed ora è obbligatorio presentare le dimissioni in modo telematico. Ma cosa significa?

L’interessato deve accedere al sito del Ministero del Lavoro, attraverso il Pin inviato dall’Inps o con Spid, il sistema pubblico di identità digitale, e seguire le istruzioni per l’invio della comunicazione. E’ possibile anche rivolgersi ad enti riconosciuti come intermediari, ad esempio un Caf o un Patronato, per avere assistenza.

Possono continuare a utilizzare l’invio cartaceo della lettera di dimissioni le seguenti categorie:

  • lavoratori domestici
  • tirocinanti e stagisti
  • collaboratori
  • dipendenti pubblici
  • lavoratori marittimi
  • lavoratori in prova

La maggior parte dei Contratti Nazionali sancisce che ci debba essere un periodo di preavviso prima di potere rompere definitivamente un rapporto di lavoro. Si tratta di una regola utile per permettere all’azienda di organizzare le mansioni e i ruoli interni nel momento in cui un dipendente decide di andarsene. Tale obbligo, comunque, viene meno se si tratta di dimissioni per giusta causa

Come licenziarsi e avere la disoccupazione?

Per capire come licenziarsi e avere la disoccupazione è necessario soffermarsi un attimo ad analizzare cos’è effettivamente la Naspi. 

La cosiddetta Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, Naspi, è una indennità di disoccupazione mensile, prevista dal decreto legislativo 22/2015, prevista per il soggetti che perdono involontariamente il lavoro.

Risulta evidente, quindi, che solamente nel caso in cui la decisione venga presa dall’azienda, il il lavoratore rientra tra gli aventi diritto all’assicurazione sociale prevista dello Stato, qualunque sia la tipologie di licenziamento, quindi 

Per quanto riguarda, invece, le dimissioni la Naspi è prevista solo se la decisione di licenziarsi viene presa a causa di comportamenti scorretti effettuati dall’azienda. In questo caso, infatti, pur trattandosi di una scelta fatta dal dipendente, il legislatore ritiene che essa non venga effettuata in totale libertà, ma in un certo senso sia una decisione quasi “obbligatoria” visto gli illeciti compiuti dal datore di lavoro.

Il diritto a ricevere la Naspi se si tratta di dimissioni per giusta causa è stato sancito dalla Corte di Costituzionale, sottolineando che tale scelta non è riconducibile a una reale volontà del lavoratore, ma indotta dal comportamento altrui. In altre parole sarebbe stato impossibile proseguire il rapporto di lavoro.

In questo caso può accadere che la vicenda possa finire in Tribunale, se il datore di lavoro intende difendersi dalle accuse fatte dal dipendente. La controversia può essere fatta sia in modo giudiziale che extragiudiziale, in ogni caso è fondamentale essere assistiti da un buon avvocato del lavoro, esperto in materia e con ampia esperienza nel settore.

​Come licenziarsi da un contratto a tempo determinato?

In un contratto di lavoro a tempo determinato non è prevista la rescissione dal contratto anticipata. Ciò significa che, il lavoratore può abbandonare il lavoro prima della scadenza pattuita soltanto se trova un accordo con l’azienda, o se quest’ultima decide di lasciarlo a casa in seguito a comportamenti scorretti, ovvero per giusta causa.

Se non ci sono delle valide motivazioni, il datore di lavoro può chiedere un risarcimento pari al periodo mancante per la conclusione del contratto. Allo stesso modo chi viene licenziato prima del termine previsto può chiedere di essere risarcito in misura pari alle retribuzione che avrebbe dovuto ricevere.

Ovviamente, proprio come accade del contratto a tempo indeterminato, anche in questo caso durante il periodo di prova le parti possono decidere di recedere senza preavviso e senza conseguenze negative.

Fonti normative

  • ​Art. 2094 c.c.
  • Art. 2119 c.c.

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