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Conciliazione: cos’è e come funziona?

La conciliazione è un accordo che possono trovare le parti in merito a un contenzioso, senza dovere affrontare una causa in tribunale. Si tratta dell’esito positivo della cosiddetta mediazione.

Il sistema giuridico italiano non sempre prevede la necessità affrontare un contenzioso all’interno delle aule di un tribunale.

In realtà negli ultimi anni il legislatore ha cercato proprio modalità alternative per risolvere le liti, per alleggerire la macchina della giustizia, spesso intasata da innumerevoli cause.

In modo particolare la cosiddetta mediazione, a volte obbligatoria per alcune materie, prevede che le parti debbano instaurare un dialogo tra loro, con l’aiuto di una nuova importante figura nel panorama del diritto italiano, cioè il mediatore.

Attraverso vari incontri, volti a chiarire i vari interessi, e a trovare soluzioni anche più “creative” e su misura rispetto a quelle classiche, le parti possono risolvere velocemente la questione, con notevole risparmio di tempo, ma anche di denaro.

L’accordo viene definito conciliazione, come vedremo nelle prossime righe.

Cos’è la conciliazione?

Con il termine conciliazione si fa riferimento a una modalità alternativa al classico giudizio in tribunale, per risolvere delle liti.

Le parti coinvolti, invece di prendere parte ad un lungo e costoso processo civile, hanno la possibilità, e a volte l’obbligo, di tentare una soluzione concordata.

La conciliazione in sé, comunque, non si riferisce alla procedura ma al risultato finale, ovvero all’accordo che effettivamente i soggetti hanno sottoscritto tra di loro, grazie all’aiuto del mediatore.
Possiamo dire però che attraverso la procedura di mediazione civile, le parti coinvolte in un contenzioso riescono ad arrivare ad una conciliazione.

Si tratta di una modalità davvero interessante, nonché di un’opportunità per fare valere i propri diritti, senza attendere i tempi spesso biblici dei processi nel nostro Paese.
Va considerato, inoltre, che al di fuori delle aule di un tribunale i soggetti possono parlare più liberamente, senza dover procedere con le linee a volte rigide dei procedimenti giudiziari.

In effetti è possibile considerare i reali interessi, al di là del desiderio di vincere o meno una causa. A volte un compromesso è utile per consentire ad entrambi di risolvere con successo un contenzioso, che in caso contrario sarebbe durato molto tempo, con ingenti spese legali da sostenere.

Per questo motivo la legge ha imposto la mediazione obbligatoria per diverse materie, come analizzeremo a breve.

Ad ogni modo, la conciliazione si riferisce al risultato finale, cioè all’accordo che le parti hanno trovato, facendosi concessioni reciproche e trovando dei punti in comune, rispetto alle iniziali posizioni opposte.

.Differenze tra conciliazione e mediazione

Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, quando di parla di conciliazione, di fa riferimento al procedimento di mediazione, previsto e regolato nel nostro sistema giuridico da alcuni anni.

Analizzando il significato delle due parole da un punto di vista terminologico, possiamo notare che si riferiscono entrambi ad un tentativo di trovare delle soluzioni condivise. Quindi, a partire da posizioni contrapposte, e dal desiderio di “litigare” per fare valere la propria posizione, i soggetti possono mediare e conciliare le reciproche volontà.

Attraverso varie sedute, e grazie al dialogo, possibile grazie al lavoro del mediatore, i soggetti coinvolti possono trovare dei validi compromessi, e risolvere così velocemente delle questioni apparentemente complesse.

Ma, proviamo a specificare ulteriormente la differenze tra i due termini:

  • mediazione: il procedimento, ovvero l’intero iter, svolto in presenza di un soggetto terzo, il mediatore, che ha il compito di assistere ed aiutare le parti a trovare di punti d’incontro
  • conciliazione: è il risultato del procedimento, quindi l’accordo raggiunto in seguito alle varie sedute

Ciò che abbiamo descritto è una procedura introdotta nel nostro sistema giuridico con il decreto legislativo 28/2010, per potere risolvere velocemente le questioni meno gravi, che non necessitano di essere discusse in tribunale, in una causa civile.

Detto con altre parole, si tratta di una modalità stragiudiziale per risolvere i conflitti, puntando sulla possibilità di riaprire il dialogo tra le persone coinvolte. Molto spesso, infatti, le parti si fossilizzano su posizioni troppo fisse, senza pensare realmente ai loro interessi.

Come abbiamo accennato, per alcune materie la legge impone la mediazione obbligatoria, ovvero prima di iniziare la causa civile, è indispensabile tentare una conciliazione. Non effettuare tale passaggio determina l’improcedibilità, ovvero non è possibile proseguire con il processo.

Ad ogni modo se le trattative non hanno esito positivo è sempre possibile proseguire in tribunale.

Ma quando è obbligatorio tentare una conciliazione?
Nei seguenti casi, è necessario l’intervento di un mediatore:

In particolare le materie della mediazione obbligatoria sono:

  • diritti reali, come la proprietà di immobili, l’usufrutto, l’usucapione, etc
  • successioni ereditarie e divisioni
  • condominio, ad esempio conflitti in merito alla gestione della parti in comune, le spese condominiali, etc
  • locazione e comodato
  • patti di famiglia
  • risarcimento per responsabilità medica
  • risarcimento per diffamazione aggravata a mezzo stampa o web
  • contratti assicurativi bancari, inerenti a un mutuo, al conto corrente, a investimenti etc

Anche quando non è obbligatoria, comunque, si tratta di una procedura molto utile e rappresenta una vera opportunità per le parti, visto che possono creare delle soluzioni ad hoc, che difficilmente si potrebbero verificare durante un processo classico.
Il risultato stesso, e quindi con l’accordo definitivo raggiunto dalle persone in disaccordo.

A cosa serve la conciliazione?

Nei paragrafi precedenti abbiamo sottolineato che la conciliazione rappresenta un modo alternativo al classico processo in tribunale, per risolvere delle controversie. Ma perchè è così importante?

Si tratta di una procedura prevista dal legislatore per due diversi motivi. Da un lato essa rappresenta una deflattiva del contenzioso, cioè un modo per risolvere dei conflitti incentivando il dialogo tra le parti. Dall’altro spostando alcune liti al di fuori dalla aule dei tribunali, si cerca di dare un po’ di respiro alla giustizia italiana, spesso “soffocata” da molti processi in corso e da varie lungaggini.

Detto ciò, risulta evidente che, chi ha il desiderio di risolvere velocemente una questione può trarre diversi benefici dalla conciliazione, anche se, come abbiamo visto nel paragrafo precedente sarebbe più corretto parlare di mediazione.

La cosiddetta deflazione, cioè la possibilità di evitare il ricorso ad una procedura giudiziale, trovando dei punti in comune, prima di affrontare un processo, ha diversi lati positivi, sia per il sistema giuridico che per i soggetti coinvolti.

Tipologie di conciliazione

Nel nostro sistema giuridico esistono diverse tipologie di conciliazione. La distinzione più rilevante è inerente alla fattispecie:

  • giudiziale
  • stragiudiziale

Nel primo caso, il procedimento avviene nel corso di una causa civile. Ad esempio tra le varie disposizioni previste dal codice civile, possiamo citare la conciliazione che avviene in prima udienza con il giudice di pace o quando i coniugi si presentano in tribunale nel giudizio di separazione consensuale o non.

Si parla, invece, di conciliazione stragiudiziale, quando le parti cercano un accordo al di fuori delle aule di un tribunale, assistiti da un mediatore, che ha il compito di incentivare il dialogo per aiutare i soggetti a trovare dei punti in comune.

Fonti normative

  • Art. 2 del Decreto Legislativo n. 28/2010
  • Art. 5 del Decreto Legislativo n. 28/2010
  • Sentenza n. 8473/2019 della Cassazione

CONCILIAZIONI MEDIAZIONE PROCEDURA DI MEDIAZIONE
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