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Se il coniuge non vuole concedere il divorzio: come comportarsi

Se il coniuge non vuole concedere il divorzio come bisogna comportarsi? In questo articolo spiegheremo come divorziare in caso di opposizione dei uno dei coniugi. Spesso prima di ottenere il divorzio, ci sono numerose controversie. 

A volte i coniugi riescono a trovare un accordo e procedono a una separazione consensuale. Altre volte questi ultimi non riescono a trovare una via comune, e ricorrono al divorzio giudiziale percorrendo le aule giudiziarie. In questo caso può accadere che uno dei due coniugi non voglia concedere il divorzio.


In questa delicata circostanza, rivolgersi ad un avvocato divorzista è fondamentale, al fine di evitare liti e tutelare al meglio la prole. Per questo motivo, noi di Avvocato360 ti mettiamo a disposizione l'elenco di tutti gli avvocati esperti in separazioni e divorzi presenti sul portale che possono essere successivamente filtrati per città per permettere agli utenti di trovare sempre l'avvocato divorzista migliore per qualsiasi esigenza legale.

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Se il coniuge non vuole concedere il divorzio: come comportarsi

La risposta è semplice, bisognerà recarsi in Tribunale e chiedere al Giudice la separazione giudiziale. In altre parole occorrerà fare causa al coniuge se quest'ultimo non vuole concedere il divorzio.

Per richiedere il divorzio giudiziale, il coniuge deve avere l'assistenza di un avvocato, per poter spiegare al Giudice le ragioni della sua richiesta e l'eventuale addebito di responsabilità del dissenziente sulla fine del matrimonio. (tradimenti, abbandono della casa coniugale ecc.). Inoltre dovrà dimostrare che le dichiarazioni rilasciate siano vere, attraverso mezzi di prova.

Successivamente, l'atto processuale verrà notificato al coniuge, che si è opposto, tramite l'ufficiale giudiziario del Tribunale. La legge prevede che la notifica dell'atto processuale avvenga lo stesso, anche in caso di irreperibilità del soggetto notificato.

Dunque se il coniuge non vuole concedere il divorzio, non succede nulla. In altre parole per procedere, basta solamente che uno dei due presenti faccia la richiesta. Infatti quando la comunione matrimoniale è diventata intollerabile e non può essere mantenuta, si può ottenere lo scioglimento dl matrimonio anche senza il consenso di entrambi i coniugi.

Il divorzio congiunto ha dei vantaggi rispetto a quello giudiziale. Infatti quando i due coniugi trovano un accordo sulla cessazione del matrimonio, i costi e e tempi si riducono notevolmente. Tuttavia se l'accordo è impossibile o uno dei due coniugi si oppone, tutto ciò diventa complesso e l'unica alternativa è la richiesta al Giudice del divorzio giudiziale.

Se il coniuge dissenziente cambia idea durante il procedimento giudiziario, sarà possibile passare dall'iter giudiziale a quello congiunto.

Se il coniuge non vuole concedere il divorzio: tempi e costi

Dopo la riforma del 2015, il termine che indica quanto tempo passa tra separazione e divorzio, non è più di 3 anni e si parla di divorzio breve, dunque se uno dei due coniugi si oppone, quest'ultimo può essere richiesto tramite ricorso al Tribunale dopo:

  • 6 mesi in caso di separazione consensuale;
  • 1 anno in caso di separazione giudiziale.

Il temine di attesa può essere sospeso, qualora via sia la riconciliazione dei coniugi durante o dopo la separazione.  La riappacificazione dei coniugi viene determinata dai comportamenti di questi ultimi, che mirano alla volontà di non separarsi (ritorno a una convivenza stabile).

Il coniuge che non partecipa al processo o che si oppone, perde la possibilità di far valere le sue ragioni. Ciò avviene sia nel caso di separazione, sia nel caso di divorzio.

A volte si può ottenere il divorzio anche senza la separazione quando vi è:

  • matrimonio non consumato;
  • annullamento o scioglimento di matrimonio celebrato all’estero;
  • condanne per reati particolarmente gravi in ambito familiare (maltrattamenti, violenze, incesto, omicidio etc.);
  • cambiamento di sesso.
In caso di divorzio giudiziale, la durata del procedimento si allunga poiché non c'è il consenso di entrambi.
In sintesi, se il coniuge non vuole concedere il divorzio e si procede con la tipologia giudiziale, i tempi sono lunghissimi e difficilmente prevedibili, poiché i processi giudiziari sono molto complessi.
Per quanto riguarda i costi, questi ultimi sono sono molto alti e variano da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 15.000, sempre in relazione alla durata e alla complessità del procedimento giudiziario in questione.
E' ovvio precisare, che è possibile divorziare anche se uno dei due coniugi non sia propenso a concederlo, ma sarebbe meglio trovare un accordo con il coniuge dissenziente, in modo da ridurre i tempi e i costi del procedimento.

Dunque se il coniuge non vuole concedere il divorzio che si fa?​​

Come detto precedentemente, bisogna chiedere l'assistenza di un avvocato, e fare ricorso, anche se se il coniuge non vuole concedere il divorzio. Anche se l'altro coniuge si oppone o è irreperibile, il procedimento giudiziale andrà avanti lo stesso, e quest'ultimo perderà la facoltà di far valere le sue ragioni.

L'unica cosa negativa riguarda l'aumento dei tempi e dei costi. E' vero che con la nuova legge sul divorzio breve, lo si può chiedere dopo sei mesi, in caso di separazione consensuale, e dopo 1 anno, in caso di separazione giudiziale, tuttavia i tempi per la conclusione del procedimento giudiziale rimangono lunghi.
Inoltre bisogna considerare la parcella dovuta all'assistenza dell'avvocato, che in base alla durata del procedimento giudiziario, può essere molto salata.​

Chi paga le spese legali?

Il comma 2 dell'articolo n°151 del Codice Civile stabilisce che il Giudice può addebitare la separazione a uno o a entrambi i coniugi, nel caso in cui uno dei due lo abbia espressamente richiesto oppure ricorrano le circostanze. Nell'ipotesi in cui le spese siano addebitate a uno solo dei due coniugi questi dovrà risarcire l'altro per tutte le spese legali sostenute. Solitamente, è bene ricordare che, la separazione viene attribuita al coniuge che abbia causato la cessazione del matrimonio (a causa di: infedeltà, maltrattamenti,...).

Nel caso di persone meno abbienti, con un reddito non superiore a 10.766,33€, è possibile procedere alla separazione usufruendo di un patrocinio gratuito presso l'Ordine degli Avvocati della zona di appartenenza, in questo modo le spese saranno a carico dello Stato. Questo per permettere anche a chi ha un reddito basso di essere rappresentato dal legali professionisti per garantirsi la tutela dei propri diritti.

Fonti normative:

Articolo n°151 del Codice Civile

Articolo 156 del Codice Civile


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